Legionella: strategie di prevenzione e rischi malattia
La terminologia fu coniata per definire una forma epidemica di polmonite causata da un batterio chiamato Legionella Pneumophila, osservato nel 1976 a Philadelphia che colpì 221 partecipanti alla “American Legion Convention”. Si tratta di un batterio gram negativo presente essenzialmente nell’acqua con un tempo di vita di circa 14 mesi che si riproduce rapidamente a una temperatura compresa tra 25 e 42 °C.
La malattia si manifesta in due forme:
- La prima, polmonare, con decorso a volte tragico (15% dei casi) dopo una incubazione di 2-10 giorni, con un tasso di incidenza valutato in caso di epidemie compreso tra l’1% e il 5% dei soggetti esposti. L’età media è tra 50 e 60 anni e colpisce prevalentemente i soggetti maschi.
- La seconda, benigna, caratterizzata da una febbre accompagnata da sintomi respiratori, chiamata febbre di Pontiac. Quest’ultima ha un breve periodo di incubazione, colpisce soggetti anche giovani e di entrambi i sessi.
L’acqua che scorre dai rubinetti delle nostre abitazioni o nei luoghi di lavoro (industrie, comunità, ecc..) viene fornita dagli acquedotti comunali, o, in alternativa, è acqua di pozzo potabilizzata. In relazione alle sue caratteristiche chimiche, e all’uso che ne facciamo, nasconde potenziali problemi che vanno affrontati e risolti. Sono problemi legati a possibili infezioni (Legionella), corrosioni e incrostazioni.
E’ necessario prevenire inquinamenti di natura microbiologica che, nel caso di batteri patogeni possono causare gravi danni alla salute. In particolar modo è indispensabile prevenire la legionellosi, che è una forma epidemica di polmonite causata da un batterio gram negativo chiamato LEGIONELLA PNEUMOPHILA.
La legionella si sviluppa essenzialmente nell’acqua, ha un tempo di vita di circa 14 mesi e si produce rapidamente ad una temperatura compresa tra i 25 e i 42 °C. Si annida e si sviluppa nell’acqua potabile, nelle condutture dell’acqua calda, nei soffioni delle docce.
La sola presenza di questo batterio non costituisce particolare pericolo per le persone se non in particolari condizioni tra le quali:
- Temperatura dell’acqua che varia da 25 a 42 °C, ottimale per la crescita
- Ambiente con presenza di ossigeno (aerobico);
- Presenza di elementi nutritivi come biofilm, scorie, ioni di ferro e di calcare, altri microrganismi;
- Presenza di acqua polverizzata con formazione di microgocce aventi diametri variabili da 1 a 5 micron.
Ecco cosa raccomanda il “Documento delle linee guida per la prevenzione della legionellosi” nel Capitolo 7.1: Strategie per prevenire la colonizzazione degli impianti":
- Evitare di installare tubazioni con tratti terminali ciechi e senza circolazione dell’acqua;
- Evitare la formazione di ristagni d’acqua;
- Provvedere ad effettuare la pulizia periodica degli impianti;
- Limitare la possibilità di nicchie biologiche per i microrganismi attraverso la pulizia degli impianti, la prevenzione e la rimozione dei sedimenti dai serbatoi d’acqua calda, bacini di raffreddamento e altre misure igieniche;
- Mantenere efficienti i separatori di gocce montati a valle delle sezioni di umidificazione;
- Controllare lo stato di efficienza dei filtri ed eliminare l’eventuale presenza di gocce d’acqua sulle loro superfici.
Occorre, quindi, intervenire attraverso:
- Un efficace trattamento di ossidazione con cloro,
- Un programma di prevenzione delle incrostazioni e delle corrosioni compatibile con la potabilità dell’acqua, • la pulizia periodica dei circuiti degli impianti,
- La verifica della presenza della legionella mediante analisi specifiche di laboratorio.
CORROSIONI
Alcune caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua come la bassa durezza, basso pH, presenza di ossigeno e anidride carbonica, possono provocare fenomeni di corrosione. Questi, oltre a rendere l’acqua potabile inidonea al suo uso (ad esempio acqua rossa dal rubinetto), portano nel tempo all’accumulo di ossidi e a forature dei tubi, e conseguenti perdite d’acqua, danni e necessari interventi con costose manutenzioni straordinarie per ripristinare la funzionalità dell’impianto.
INCROSTAZIONI CALCAREE
Sono depositi di calcare che si formano sulle tubazioni, ma soprattutto nei riscaldatori, a causa della presenza nell’acqua di sali di calcio e magnesio (durezza dell’acqua) che precipitano all’aumentare della temperatura (>40 °C), causando una forte riduzione dello scambio termico. Sono sufficienti 2 mm di calcare per provocare una perdita di efficienza del 20%. Le incrostazioni calcaree sono da evitare anche perché tendono a ridurre la sezione del tubo, sporcano le valvole, intasano i soffioni delle docce e rappresentano un perfetto habitat per la crescita di alcuni batteri patogeni come la Legionella Pneumophila.
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